L’Indice globale sulla disparità di genere è stato introdotto per la prima volta dal World Economic Forum nel 2006 per valutare i progressi verso la parità di genere e confrontare le disparità di genere nei Paesi su quattro dimensioni: opportunità economiche, istruzione, salute e leadership politica.
L’obiettivo del rapporto è quello di offrire una misura annuale coerente per valutare i progressi nel tempo. Utilizzando la metodologia introdotta nel 2006, l’indice e l’analisi si concentrano sulla parità tra donne e uomini nei Paesi e regioni.
Il livello di progresso verso la parità di genere –il punteggio di parità– viene calcolato come il rapporto tra il valore di ciascun indicatore per le donne e il valore per gli uomini.
Parità di genere: i dati del 2023
L’ultima classifica stilata dal World Economic Forum sul Global Gender Gap conferma l’allarme lanciato alcuni anni fa: l’Italia scivola di quasi 20 posizioni, precipitando dal 63esimo al 79esimo posto su 146 Paesi. La partecipazione delle donne in politica rappresenta l’aspetto più critico di questa situazione, come evidenziato dal ranking che tiene conto della percentuale di donne sia in parlamento sia nel governo.
In Italia, la partecipazione delle donne in politica ha subito un brusco calo, passando dal 40esimo posto della classifica generale al 64esimo posto. Inoltre, per valutare il ruolo delle donne nel governo, vengono presi in considerazione i ministri: un indicatore negativo per l’Italia, che non ha ottenuto risultati soddisfacenti.
Nello specifico, il ranking considera anche la presenza di un capo di governo donna negli ultimi 50 anni. Tuttavia, la brevità di tale presenza (pochi mesi nel 2022) non è sufficiente a compensare questo triste declino, che mette in luce le difficoltà ancora presenti per favorire l’ascensione delle donne alla guida del paese.
Ma qual è il costo reale di queste posizioni basse in classifica?
Il costo riguarda la perdita di una preziosa risorsa per lo sviluppo dell’economia italiana, la quale potrebbe beneficiare delle competenze e dell’intraprendenza delle donne, spesso ancora penalizzate e sottorappresentate nel mondo del lavoro. Inoltre, la partecipazione delle donne in politica può contribuire notevolmente alla valorizzazione dei diritti civili, promuovendo politiche più inclusive e sostenibili in termini di sviluppo sociale ed economico. L’Italia, con la sua caduta in classifica, si pone davanti alla necessità di riorganizzare le strategie a sostegno della partecipazione delle donne in politica per poter agire efficacemente verso l’uguaglianza di genere.
Proprio in questi giorni, il World Economic Forum, in occasione del 50° Forum annuale di Davos, sta promuovendo iniziative specifiche volte alla promozione e alla realizzazione della parità di genere, in ambiti come l’istruzione, l’occupazione e la partecipazione politica.
L’invito che viene quindi lanciato dalle istituzioni e dalla società civile italiana è a fare la propria parte, promuovendo un impegno comune per superare questa condizione e garantire il pieno accesso delle donne alla partecipazione politica e al mondo del lavoro, affrontando la sfida della parità di genere in modo concreto e determinato. Solo così l’Italia potrà tornare ad occupare quelle posizioni in classifica che le sono più congeniali e potrà continuare ad essere un attore rilevante nello scenario internazionale.
Qual è la situazione di impiego femminile in Italia?
L’occupazione femminile manageriale e imprenditoriale in Italia rimane ancora al di sotto della media europea e globale, segnale di un sistema sociale e culturale che ancora non valorizza a sufficienza il potenziale delle competenze femminili.
Secondo i dati forniti dallo studio Women in Business 2021 di PWC, in Italia solo il 24% delle posizioni manageriali è occupata da donne, mentre solo il 20% delle imprese italiane è a guida femminile. Inoltre, solo il 28% delle imprese italiane ha almeno una donna nel consiglio di amministrazione (contro il 42% della media europea).
Questo quadro allarmante denota la necessità di promuovere politiche di inclusione e di valorizzazione del ruolo delle donne all’interno del sistema produttivo e imprenditoriale italiano.
Eppure, la presenza di donne nei ruoli manageriali e imprenditoriali non solo è importante per poter stimolare un clima di maggiore diversità, rispetto e innovazione all’interno delle organizzazioni, ma anche per promuovere la cultura della parità di genere e la promozione dei diritti delle donne in altri contesti sociali.
Diventa necessario spingere verso nuove iniziative che promuovano la partecipazione femminile in posizioni di responsabilità, offrendo sostegno e supporto allǝ imprenditricǝ e allǝ professionistǝ, nonché creando i giusti strumenti per garantire un equilibrio tra vita professionale e familiare
Solo in questo modo si potrà garantire una maggiore equità di genere in tutti gli ambiti, a partire proprio dall'economia e dal mondo del lavoro. Solo così, l'Italia potrà superare gli attuali ostacoli e tornare a essere un paese protagonista della lotta alla discriminazione di genere, guadagnando le posizioni di classifica che le sono più appropriate.
Cosa possono fare le aziende concretamente?
Molte aziende stanno adottando politiche di inclusione per aumentare la diversità nella propria gestione, combattendo il gender gap e promuovendo un ambiente di lavoro più inclusivo per l’assunzione e la promozione del personale femminile. Tra le politiche adottate ci sono programmi di mentoring, flessibilità oraria, maggiori opportunità di crescita professionale e sostegno alla conciliazione vita-lavoro.
Le aziende possono anche lavorare per garantire che i processi di selezione siano più inclusivi, con l’inserimento di criteri che tengano in considerazione anche la diversità di genere nei team, garantendo processi di valutazione obiettivi e inclusivi. In questo modo, si può offrire l’opportunità a persone qualificate e aiutare loro a migliorare la propria carriera professionale e avere accesso a ruoli manageriali e di responsabilità.
Non solo, le aziende possono svolgere un ruolo significativo nella promozione della parità di genere anche attraverso programmi di formazione e sensibilizzazione per i propri dipendenti, garantendo un ambiente di lavoro rispettoso delle diversità, che consenta a tutte le persone di esprimere il proprio potenziale professionale.
Solo adottando politiche concrete a supporto delle donne, anche in termini di inclusione e di promozione della carriera, le aziende potranno oltrepassare questa situazione di stallo e contribuire ad una maggiore equità nella società. Facendo così, il progresso economico potrà essere sostenibile e inclusivo, al servizio delle persone e delle comunità.
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